Aggressività è un comportamento che ha origini differenti e più complesse di quello che sembra! Per questo molte volte, quando il bambino manifesta comportamenti aggressivi, notiamo subito ciò che “vediamo” (morsi, pugni, brutte parole…) e non quello che è alla radice di questa manifestazione.
Non è un unico fattore a causare l’aggressività nel bambino, per questo è un comportamento anche difficile da definire. Può essere causata da tristezza, frustrazione, paura e rabbia.

Che cos’è l’aggressività? 

  • Secondo gli studi etologici di K. Lawrence (1903 spazio 1989), l’aggressività può essere definita come una pulsione interiore dell’essere umano che genera i comportamenti di attacco verso l’altro. In origine, era scatenata per motivi di sopravvivenza della specie umana, quindi, la difesa, la lotta e il dominio dell’ambiente circostante.
  • La parola aggressività deriva dal latino “ad-greior”, ovvero, “andare verso”. Andare verso, spostarci per… sono azioni che ci fanno pensare ad un comportamento che mettiamo in atto perché ne sentiamo il bisogno. L’aggressività quindi non è un’emozione, ma è piuttosto un comportamento che mettiamo in atto come conseguenza di un’emozione o di un sentimento che proviamo.

LE FASI DI SVILUPPO DEL BAMBINO 
Consideriamo sempre l’età del bambino
: ogni fase dello sviluppo è costituita da una componente cognitiva, fisiologica e motoria. 

FINO AI 12/18 MESI
Possiamo considerare “aggressivo” un bambino molto piccolo che morde?
La “fase del morso” è una tappa fisiologica e naturale, attraversata dalla maggior parte dei bambini (fino ai 12 / 18 mesi): a questa età, non c’è volontà di fare male all’altro!  Il morso infatti è una modalità di comunicazione corporea attraverso cui il bambino esprime le proprie intenzioni all’altro: per esempio, morde per ottenere un gioco, per entrare in relazione o inserirsi in un’attività di gruppo. Infatti con la comparsa del linguaggio (che permette la comunicazione sociale) questi episodi diminuiscono.

Cosa fare:
Cerchiamo di evitare di sgridare il bambino: se ha meno di due anni, possiamo proporgli un oggetto/gioco da mordere (è un’esigenza fisiologica), se è più grande invece limitiamoci a dire “no” senza rabbia, ma con fermezza.  

IL BAMBINO PIU’ GRANDE
Il bambino più grande che picchia e morde è un bullo?
Non esistono bambini violenti: fino all’età di 10 anni circa il bambino non possiede l’intenzionalità cognitiva per essere un violento (erroneamente vengono definiti “bulli”).  
Inoltre, fino ai sei anni i bambini hanno una naturale tendenza ad auto regolarsi per gestire la loro litigiosità, anche di carattere fisico.
Spinte, morsi, urla, sberle, insulti sono tutte manifestazioni naturali che il bambino sperimenta in situazioni di conflitto.
Iniziamo a parlare di comportamento aggressivo quando il bambino ha più di 30 mesi e morde molto spesso i pari o gli adulti di riferimento

Cosa fare?
IL BAMBINO VA FERMATO: se vede che un comportamento funziona, lo riproporrà ma le prediche non funziano: meglio poche parole, ma che siano chiare e pronunciate con fermezza.

OSSERVIAMO IL BAMBINO A 360 GRADI: è un comportamento occasionale o avviene molto spesso? Ci sono dei fattori scatenanti?
Si tratta di un comportamento occasionale: es. si stava contendendo un gioco o un oggetto con un compagno; lo abbiamo portato in un ambiente nuovo o pieno di persone in cui gli stimoli sono stati molti; etc.; oppure una situazione che si verifica molto spesso: proviamo a capire se c’è qualcosa che può causargli del disagio o frustrazione in questo periodo ad esempio la nascita di un fratellino, un cambio di casa, di orari o di routine, l’assenza di un genitore per lavoro… Osserviamo gli stimoli a cui è stato esposto recentemente: si è visto che i bambini che guardano cartoni animati violenti sono più predisposti a picchiare i compagni di scuola, a non rispettare le regole all’interno della classe e a discutere con le insegnanti; questi bambini potrebbero risultare, spesso, insensibili al dolore e alla sofferenza degli altri – Huston 1992

ASCOLTIAMOLO
Chiediamo al bambino come si è sentito:
cerchiamo insieme un nome alle emozioni che hanno provocato in lui il comportamento aggressivo.
Facciamolo pensare a soluzioni alternative per risolvere la situazione senza usare l’aggressività.

Nel momento in cui si sente riconosciuto nella sua intenzionalità, la sua rabbia tende a ridursi e diventa possibile trovare una compensazione reciproca.

RINFORZIAMO I COMPORTAMENTI POSITIVI
Rinforziamo i comportamenti positivi
affinché possa sentire che abbiamo fiducia in lui, che è stato competente nel trovare una buona soluzione e ha messo in pratica delle azioni socialmente condivise.