Il capriccio è di per sè un comportamento fisiologico che si sviluppa soprattutto nella fascia 0-3, in particolare tra i 18 mesi e i 3 anni, per poi calare d’intensità, frequenza e durata, andando ad esaurirsi o assumendo altre forme. Quando un bambino fa fatica a gestire certe situazioni, il capriccio può manifestarsi in crisi di rabbia.
DISTINZIONE TRA CAPRICCI E CRISI DI RABBIA
– capriccio: può comparire dopo i 3-4 anni, per cui potrebbero metterlo in campo a scopo manipolativo, facendo una tragedia per una sciocchezza, decidendo di fare una piazzata.
– crisi di rabbia: il bambino è veramente disperato e in genere coincide con momenti di stanchezza, fame, malattie… non lo fa apposta per farci arrabbiare e non ci sta mettendo i discussione.
COME COMPORTARSI?
Il fatto che abbia diritto a dire di no non vuol dire che gliela devo dare sempre vinta, posso accogliere la sua opposizione (“ Capisco che non hai voglia di fare questa cosa”) ma non devo per forza assecondarla. E’ un allenamento per la sua capacità di auto affermazione, ma è compito dell’adulto valutare ciò che posso concedere o no, in base alle situazioni. Se il bambino sta facendo fatica, non riesce a tenersi insieme, lo posso accogliere e raccogliere.
Ci sarà una normale sofferenza e frustrazione che devono far parte della vita, perché ha bisogno di incontrare un limite per capire che non può sempre fare o ottenere ciò che vuole.La frustrazione è evolutiva, non dobbiamo pensare di traumatizzarlo perché sta piangendo per un no ricevuto, dobbiamo dare il giusto peso alle situazioni . Lo accoglierò
quindi senza sgridarlo, umiliarlo, Senza buttare benzina sul fuoco.
Se sono fuori casa: in questa situazione ci si sente osservati, giudicati e andando in difficoltà si perde quella lucidità mentale che consente di mantenere la calma per gestire la situazione. Possiamo portare via il bambino o posso prevenire evitando se posso quegli ambienti che so che scatenano certi comportamenti.
Se sono in casa: è importante capire quale può essere l’origine ( se e’stanco, affamato, spaventato o se vuole auto affermarsi). Dobbiamo osservarlo, cercando di intercettare segnali e affinare lo sguardo così da prevenire certe situazioni. Se la crisi è già in corso e non vuole essere toccato posso dirgli: “Vedo che sei arrabbiato, quando ti sei calmato ne parliamo”. E poi:” capita a tutti di arrabbiarsi ma ora vedo
che ti sei calmato”. Se invece accetta di essere toccato posso dirgli:” Vedo che sei agitato, Dai vieni in braccio che ti passa”. Lo lascio sfogare e io sono lì con lui. Se penso di non mantenere la calma posso chiedere aiuto al partner.
Se non ho altre possibilità e perdo il controllo la situazione peggiorerà, ma può succedere, siamo umani. Appena mi riprendo e mi calmo posso tornare da lui, lo aiuto a calmarsi : “ Mi dispiace se prima ho alzato la voce non volevo, ma la rabbia mi è scappata di mano.”
Diventiamo così per lui un modello, gli insegniamo a chiedere scusa, usiamo la nostra imperfezione per offrirgli un esempio di comportamento.
PERCHE’ INIZIANO INTORNO AI 18 MESI?
Il bambino inizia ad individualizzarsi, raggiunge una maggiore consapevolezza di se’ e vuole iniziare ad affermare se stesso( faccio io, mio, io…. ) ,la sua identità e capire entro quali confini può muoversi .La capacità del bambino di opporsi rappresenta una funzione positiva, è importante per la sua crescita e per la costruzione della sua personalità. Se si vuole favorire in lui senso critico, autonomia di pensiero, distinzione tra ciò che gli piace e non gli piace, si deve pagare il prezzo della sua opposizione. Ci sono bambini che si limitano a dire
di no, altri che reagiscono in maniera accesa e questo dipende dal temperamento. Nel momento in cui inizia ad usare le parole e ad avere maggiore autonomia nella gestione dei suoi stati emotivi le crisi di rabbia iniziano a calare. Prima dei 7 anni non raggiunge la capacità di pensiero in grado di modulare i suoi stati emotivi e fino ad allora un’ emozione corrisponde ad un’azione.
PERCHE’ LE CRISI DI RABBIA SONO PIU’ MARCATE CON I GENITORI?
Il bambino da’ il peggio di sé con i genitori, in particolare con la mamma, perché sono le persone a lui più intime. Capisce quali sono i contenitori più idonei per esprimere le proprie emozioni, ed ecco che al nido o con altre persone non esplicita totalmente i suoi stati d’animo. Ed è giusto che sia così. Il fatto quindi che le crisi avvengano con i genitori è un valore positivo, sta a significare che la relazione funziona e che c’è massima fiducia.