Ieri mattina ho assistito a un corso Webinar che ho trovato molto interessante e ho quindi pensato di riportare qui di seguito i miei appunti per metterli a disposizione di tutti.😉
Il Covid-19 ci ha catapultati in una situazione complessa, difficile da sostenere psicologicamente ed emotivamente: ecco alcuni consigli dello psicoterapeuta dell’età evolutiva Alberto Pellai rivolti ai genitori di bambini fascia 0-6 anni.
Il bambino si è sregolato e sembra che niente lo metta in condizione di ritrovare uno stato regolare, sembra “iperattivato”.
Quando un bambino è in questo stato, sembra che l’ansia si sia scritta sul suo corpo (l’agitazione è dentro di lui), ecco che per aiutarlo dobbiamo passare attraverso il corpo e non attraverso le parole: dobbiamo guidarlo in attività di rilassamento.
Ecco dei suggerimenti:
Il gioco della statua di ghiaccio:
– chiedere al bambino di sdraiarsi per terra
– mettere una musica di sottofondo molto armoniosa e tranquilla (meglio solo pianoforte… Allevi, Einaudi, ..)
– dire al bambino che deve trasformarsi in una statua di ghiaccio: durissimo e rigidissimo dalla testa ai piedi (amplificare la tensione)
– l’adulto diventa un raggio di sole e quando si appoggia sui distretti del corpo del bambino quel distretto deve diventare molle, molle, come se il ghiaccio si trasformasse in acqua…
All’inizio per loro è difficile, quindi si può provare prima con una sola gamba: chiedere di tenerla rigida e noi provare a muoverla (deve essere dura e pesante); poi dobbiamo chiedergli di lasciarla andare: noi agitiamo la gamba come fosse un budino.
Quando hanno familiarizzato con la sensazione del tenere e lasciar andare una parte del corpo sono pronti per una esperienza totalbody: usando una musica di sottofondo, sdraiati, devono fingere di essere una statua, immaginando fuori una giornata di sole, chiudere gli occhi e quando sentono le dita dei genitori che passano su una parte del corpo la statua si scioglie.
Una volta che hanno lasciato andare si possono concentrare sul respiro: inspirare contando fino a 4 gonfiando l’addome, fermarsi e contare fino a 2, espirare contando fino a 5/6.
Piano piano questo esercizio regalerà una sensazione di armonia, di tranquillità, …
Esercizio di immaginazione guidata:
visto che la maggior parte della loro ansia è legata al fatto che stiamo vivendo da reclusi ma in loro è rimasta una memoria emotiva si può provare con un esercizio di immaginazione guidata per riattivare il ricordo dentro di noi di un posto bello e sicuro dove ci sentivamo bene (montagna, mare, …): ascoltiamo una musica positiva e rilassante, guardiamo la foto, raccontiamo quello che vediamo nella foto e chiediamo al bambino se si ricorda di quella vacanza o di quel paesaggio; in un secondo momento, guardando l’immagine riattiviamo gli altri sensi: per es. se siamo al mare suggeriamo al bambino di provare a immaginare il suono delle onde, poi sentire il caldo del sole che veniva a scaldarci la pelle e anche a colorarla, e poi una piccola brezza, … Il cervello trasforma le parole in sensazioni già vissute e un pò le ridisegna sul corpo allentando la tensione.
Entrambi gli esercizi aiutano a ritrovare una zona di equilibrio e aumentano le competenze autoregolative del bambino stesso, ecco perchè noi maestre, quando rientreremo a scuola, abbiamo deciso di proporre ai bambini, ovviamente in base all’età, ogni giorno questi 20 min di attività di rilassamento.
Si possono anche utilizzare dei libretti che contengono esercizi di Mindfulness: “Calmo e attento come una ranocchia”di Eline Snel, “Io e te su una nuvoletta” di Susan Kaiser Greenland oppure il libro “Il Coccolario” di Alberto Pellai (trenta coccole illustrate e raccontate sotto forma di filastrocca).
Ci sono bambini che reagiscono chiudendosi in se stessi, non parlando e non esternando le loro emozioni
Di fronte a questi bambini si consiglia il coinvolgimento nella compilazione di un diario di questi giorni: inventiamo delle pagine relative a quello che abbiamo mangiato, letto, visto, amici che abbiamo sentito, quello che abbiamo desiderato; teniamo delle riviste a portata di mano e per es. dopo aver mangiato un gelato cerchiamo delle immagini sulle riviste del gelato: ecco che mentre sfogliamo la rivista chiediamo al bambino di fermarci quando trova il gelato, poi lo ritagliamo e lo incolliamo sul diario.
In questo modo teniamo traccia delle parole non dette in un diario: questo coinvolgimento lento del bambino tirerà fuori le sue emozioni.
Il corpo del bambino compresso dentro le 4 mura: come sostenere l’aspetto motorio.
Si consiglia di fare almeno mezzora di attività fisica usando un tutorial di attività motoria per bambini, divertente e che noi genitori facciamo con loro; mettere la musica e decidere di ballare con loro (es. babydance ma anche in totale libertà!) per scaricare le proprie energie e liberare la nostra positività.
P.s.: quando c’è accompagnamento e condivisione non dobbiamo preoccuparci dell’utilizzo di schermi o strumenti tecnologici, che invece diventano pericolosi in caso di fruizione solitaria.
Può capitare a ognuno di noi di piangere davanti ai bambini. Cosa dobbiamo fare?
Prima di tutto dobbiamo distinguere cosa c’è dietro a queste lacrime.
Se ci sentiamo provati, esausti, se queste lacrime sono dovute a una sensazione di insofferenza, impotenza, rabbia (sto dicendo a me stesso io non ce la faccio più) rischiamo che il bambino pensi che l’adulto abbia perso la sua compatezza, la sua sicurezza per qualcosa che il bambino stesso non è in grado di capire. Questo fa scattare nel bambino due meccanismi:
– meccanismo dell’adulto spaventato e quindi spaventante: il bambino si spaventa perché sente che non può più appoggiarsi e affidarsi alla sua guida e questo lo mette in difficoltà
– meccanismo di inversione dei ruoli: nasce nel bambino la pulsione di diventare il nostro salvatore e non va bene perché il bambino rischia di accumulare tanta ansia (figlio salvatore di un genitore che non riesce a salvarsi da solo)
Cosa dobbiamo fare quindi:
– dobbiamo scegliere le parole giuste per comunicare al bambino la nostra difficoltà: la mamma e il papà in questo momento sono molto affaticati e hanno bisogno di ritrovare le forze rilassandosi, con tanti abbracci, mangiando qualcosa di buono, … ecco ora ci tiriamo su …
Ammettiamo davanti a lui che abbiamo attraversato un momento di debolezza ma spieghiamo che si tratta solo di una parentesi;
– in questi giorni dobbiamo fare attenzione a non entrare in depressione: evitiamo quindi di continuare a vedere o ascoltare programmi che aumentano il nostro senso di angoscia e fatica invece di farci sentire protetti e al sicuro;
– dobbiamo chiederci: cos’è per noi nutriente? Trovare quello che ci aiuta a stare meglio: un libro, una serie tv, … Se non ce la facciamo da soli, chiamiamo qualche persona amica che sappiamo essere per noi un punto di sostegno e nel caso piangiamo con loro, non con i nostri bambini.
Se dietro alle lacrime c’è un lutto, la quinta essenza del dolore, sono lacrime assolutamente comprensibili per il nostro bambino, ecco che può capirle e condividerle con noi.
Come elaborare il lutto di una persona amata dai bambini.
In questo momento il lutto che stiamo sperimentando è attraversato nel modo più innaturale e disumano: è la prima volta nella storia dell’umanità che una persona muore nell’abbandono, in solitudine.
Il rischio che corriamo è che i nostri bambini pensino che la morte possa far evaporare gli affetti nel nulla: ai bambini va quindi spiegato quello che sta succedendo e il perché in questa situazione particolare non ci è permesso di vivere quello che abbiamo sempre fatto cioè salutare, ricordare e confortarsi stando vicini e in presenza.
Possiamo aiutarli in questo modo:
– dando loro la possibilità di mandare dei video messaggi alle persone che vivevano con la persona deceduta;
– lasciare che sentano di poterci fare delle domande sul tema della morte, evitando la deriva delle infinite domande del fato (quando si muore dove si va finire, perchè non si torna più, …): sono domande a cui noi non abbiamo risposta, quindi dobbiamo cercare di dare la nostra risposta (es. la fede,..) ma poi evitare di tornare sull’argomento; se notiamo che il bambino torna sull’argomento in maniera ossessiva, possiamo aiutarlo a trasformare questa confusione in gesti che hanno dentro un significato simbolico:
❤ gesti della cura che avrei voluto mettere a disposizione della persona che non c’è più e che oggi possiamo fare curando una piantina: prendiamo dei semi, un vaso e della terra e curiamo ogni giorno questa piantina che, quando tutto sarà tornato alla normalità, porteremo sulla tomba della persona che non abbiamo potuto salutare; questo semplice gesto permette loro di rivivere un ricordo bello, di farli sentire coinvolti non lasciandoli invece soli e impotenti;
❤un altro gesto simbolico e terapeutico, utile per confortare un dolore così forte, è preparare un messaggio o una lettera: teniamo un foglio in cucina per cinque o sei giorni; ogni volta che al bambino viene in mente un pensiero per la persona che non c’è più, ce lo può dire così noi lo possiamo scrivere sul foglio; alla sera possiamo rileggere quello che abbiamo scritto. Questo lo dobbiamo fare per massimo una settimana di tempo; quando ci sarà la possibilità, attaccheremo i nostri pensieri scritti su carta al filo di un palloncino che faremo volare in cielo e diremo al bambino che le sue parole raggiungeranno l’anima, lo spirito, … di chi ci ha lasciato. Questo gesto permette al bambino di mettersi in contatto con la persona amata deceduta, sentendosi sostenuto e accompagnato da noi.
Noi adulti spesso tendiamo a non parlare del lutto ai bambini pensando che prima o poi si dimenticheranno: questo non fa bene ai bambini perchè tutte le verità, in quanto tali, sono degne di essere raccontate, ovviamente sempre tenendoli per mano e facendo sentire che non sono soli, che è una cosa che possiamo gestire e che loro possono sempre condividere con noi.
Un libro terapeutico per affrontare il lutto con i bambini è “Io dopo di te” di Pellai; per gli adulti uscirà fra un paio di mesi un libro intitolato “Tabù” sempre di Pellai.
TU TRASFORMI IL NERO IN BLU Non so di che colore dipingere il mio dolore, a volte mi sembra nero e mi fa terrore ma se vicino a me ci sei tu, il nero diventa blu. Allora come una rondine, provo a volare E’ vero da quell’altezza la paura mi fa tremare però sto in quota e continuo ad andare con te, oltre al nero, il blu riesco a trovare. Filastrocca di Alberto Pellai |
Un’altro libro che noi educatrici del Paese dei Balocchi vogliamo suggerirvi è “L’albero dei ricordi” di Britta Teckentrup: un libro potentissimo, che noi abbiamo scoperto per caso in biblioteca e consigliamo a tutti di leggere.
Spero che questi appunti possano tornare utili a qualcuno.
La situazione che stiamo vivendo è nuova e sta mettendo alla prova tutti noi: noi educatrici continueremo a formarci, per cercare spunti di riflessione e consigli da dare a tutti i nostri genitori perché nel nostro lavoro vale il detto “chi non si forma si ferma”! 😊🌈