Nicolodi spiega l’etimologia di EDUCARE ed ISTRUIRE/ INSEGNARE
Educare: dal latino E-ducere; trarre fuori, condurre; significa andare nello spazio dell’altro e portarlo nel proprio. Significa non solo trasmettere un pensiero, ma anche trasmettere corpo e cuore. Significa dare un pensiero come placenta psichica in cui l’altro (il bambino) svilupperà i suoi pensieri;
Istruire (dal latino in-struere), Insegnare (dal latino in-signere): vuol dire imprimere segni. Significa andare nello spazio dell’altro e metterglielo a posto. Significa dare competenze, cioè trasmettere un pensiero ad una persona in modo tale che quella persona pensi quello che penso io (es. L’insegnante insegna che 1+1= 2, il bambino pensa che 1+1=2)
Successivamente parla del TELEOLOGISMO STORICO e come è cambiato negli anni il T.S. nell’educazione.
Teleologismo storico: insieme dei principi etici che sono nella mente dell’adulto mentre compie un’azione (perché lo sto facendo?). Nella storia si è sempre pensato AI bambini, ALL’infanzia e si è pensato poco I bambini.
Teleologismo storico del bambino nella storia (cioè dell’importanza che il bambino ha avuto nei diversi periodi storici):
• Fino al 1500 circa è stato ritrovato pochissimo materiale sui bambini;
• Con il Concilio di Trento (1545-1563) sono nati i primi movimenti finalizzati ad occuparsi dei bambini. La missione educativa diventa, quindi, fondamentale per la società e viene svolta soprattutto da istituzioni religiosi che in quell’epoca avevano grande rilevanza sociale;
• Dalla fine dell’800 e per tutto il 900: cambia il teleologismo storico,cioè l’educazione non è più è più una motivazione religiosa, ma diventa un dovere sociale. Nasce quindi la distinzione tra educazione (ha sempre un valore etico) ed istruzione.
• Anni ‘70: iniziano i grandi cambiamenti:
– nascono gli asili nido;
– nascono le scuole dell’infanzia;
– la maggior parte delle scuole da religiose diventano laiche;
– l’educazione diventa una scienza;
– è sempre più netta la distinzione tra educazione ed istruzione.
Il percorso dell’educazione è simile ha quello che ha coinvolto la sanità. Inizialmente erano le istituzioni religiose che si occupavano del malato, poi c’è stato il passaggio allo stato. Il medico ora è un professionista che si occupa della malattia e non della persona (ecco il perché della “divisa” del camice bianco che indica il fatto che la malattia è diventata una professione)
E adesso? Quale è il teleologismo storico che l’educazione sta vivendo? La società attuale sta vivendo un VUOTO TELEOLOGICO, cioè mancano i principi etici che spiegano il perché dell’educazione. Ad esempio in passato era molto forte il PRINCIPIO DI AUTORITA’, nessuno metteva in discussione l’autorità delle maestre. Adesso? E’ ancora riconosciuta questa autorità?
No, la figura educativa è una figura debole. Non si può più parlare di autorità, ma di autorevolezza: è il bambino a dare il potere alla maestra di esercitare la sua autorità, è il bambino a dire alla maestra “vieni a prendermi, guardami, vieni a giocare con me”.
Nicolodi per spiegare questo concetto fa un esempio citando il Piccolo Principe:
In quel momento apparve la volpe.
“Buon giorno”, disse la volpe.
“Buon giorno”, rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
“Sono qui”, disse la voce, “sotto al melo…”
“Chi sei?” domando’ il piccolo principe, “sei molto carino…”
“Sono una volpe”, disse la volpe.
“Vieni a giocare con me”, le propose il piccolo principe, sono cosi’ triste…”
“Non posso giocare con te”, disse la volpe, “non sono addomestica“.
“Ah! scusa”, fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
“Che cosa vuol dire <addomesticare>?“
“Non sei di queste parti, tu”, disse la volpe, “che cosa cerchi?”
“Cerco gli uomini”, disse il piccolo principe.
“Che cosa vuol dire <addomesticare>?”
“Gli uomini” disse la volpe, “hanno dei fucili e cacciano. E’ molto noioso! Allevano anche delle galline. E’ il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?”
“No”, disse il piccolo principe. “Cerco degli amici. Che cosa vuol dire “<addomesticare>?”
“E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire <creare dei legami>…“
“Creare dei legami?”
“Certo”, disse la volpe. “Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo”.
“Comincio a capire” disse il piccolo principe. “C’e’ un fiore… credo che mi abbia addomesticato…”
“E’ possibile”, disse la volpe. “Capita di tutto sulla Terra…”
“Oh! non e’ sulla Terra”, disse il piccolo principe.
La volpe sembro’ perplessa:
“Su un altro pianeta?”
In questo periodo storico l’attenzione data ai bambini si è sviluppata solo per un’importanza sociale. Spiega il concetto facendo l’esempio del GIOCO: il gioco del bambino è diventato importante quando la società ha capito che poteva essere utilizzato per fini sociali (quando è iniziata l’alfabetizzazione di massa), il gioco, quindi, è importante per istruire e di conseguenza è importante per l’adulto che lo usa per istruire i bambini e non per il bambino stesso. Insegnare, quindi, è un obiettivo dell’adulto e non del bambino.
Perciò, in questo periodo storico, l’educazione non è importante per la società, perché il bambino nella fascia di età 0-6 non è nell’interesse della società.
L’educazione deve iniziare ad andare contro corrente per fare in modo di cambiare il teleologismo storico attuale, per fare in modo che la società pensi anche all’educazione e non solo all’istruzione (es. Cè ministero dell’istruzione, non quello dell’educazione)
Su cosa si potrebbe basare il nuovo teleologismo storico?
1. Iniziare a riflettere su come l’adulto riesce a stare vicino al bambino: basta pensare ai giochi intelligenti per i bambini, ma trovare un modo intelligente per stare nel gioco del bambino;
2. Saper valorizzare le proiezioni distorte nei bambini: smettere di vedere i disagi dei bambini come tali, ma viverli come una ricchezza, come una richiesta d’aiuto del bambino. Smettere di vedere il bambino come un mezzo utilizzato dall’istituzione per apparire bene (I genitori oggi sono i clienti; vengono fatti progetti/video/attività non per il bambino, ma per mostrare quanto è brava l’istituzione);
3. Bisogna trasformare l’arte educativa in resilienza educativa: l’educatore ha il potere di agire sul bambino per una durata di 3/6 anni, ha il potere di rendere il bambino resiliente (capace di affrontare e superare un evento traumatico/un periodo di difficoltà). Quando un bambino diventa resiliente? Quando ha la possibilità di giocare e quando ha vicino un adulto che sappia fare l’adulto (non va in crisi quando il bambino va in crisi); l’educatore ha entrambe queste capacità.
RIFLESSIONE EDUCAZIONE E COVID-19
Nicolodi spiega che l’istruzione a distanza è possibile perché non serve il corpo, ma l’educazione no. Per educare serve il corpo dei bambini e degli educatori, è impossibile educare a distanza e sarà difficile anche educare con la mascherina che copre il viso e con le distanze sociali. La società, quindi, deve iniziare a riflettere su come dare solidarietà e sicurezza agli educatori che dovranno fare bene il loro lavoro senza ostacoli corporei. La società deve iniziare a pensare ad una fase 2 anche per l’educazione, anche se i bambini 0-6 non sono nell’interesse del PIL.
Il covid-19 inoltre permetterà di riflettere anche ad un’altra negligenza sociale, ossia quella del sovraffollamento delle aule.