Generalmente dopo i 18 mesi il bambino inizia ad avere una maturazione fisiologica per cui inizia ad accorgersi di fare i propri bisogni, avvertendo il messaggio dal proprio corpo. L’età media di passaggio al wc è di 28, 30 mesi circa; anche se di notte un bambino potrebbe far fatica a trattenere la pipì anche fino a 5 anni. Gli aspetti fisiologici che riguardano i bambini (cibo, controllo degli sfinteri) dovrebbero essere lasciati gestire proprio dal bambino, aspettando, dandogli fiducia, senza affrettare i tempi: insistenza genera resistenza. Se voglio dirigere il bambino, egli per autoaffermazione può decidere di non voler urinare o defecare. “Quando i genitori non sanno aspettare e impongono l’abitudine all’uso del vasino come loro idea, il bambino sentirà questa scelta come intrusione” (Brazelton). L’adulto deve lavorare su se stesso per stare tranquillo in questo passaggio evolutivo, dare fiducia al bambino ed osservare i segnali per capire se è pronto.

Quali sono i segnali da cogliere? Cosa osservare?
sviluppo linguistico: deve essere in grado di comunicare il bisogno di andare in bagno;
sviluppo delle autonomie: deve essere in grado di vestirsi e svestirsi (abbassare le mutandine);
maturazione fisiologica del controllo degli sfinteri: questa è una delle condizioni base per cogliere il momento di togliere il pannolino. Finché non percepisce lo stimolo, non è pronto ad acquisire l’autonomia in questo ambito. Tale maturazione è soggettiva, generalmente dai 18 ai 24 mesi il bambino inizia a sentire che succede qualcosa, che sta lasciando andare, coglie quella sensazione e inizia a comunicare che gli scappa; può dirlo prima di farla, durante e dopo, ma anche se lo segnala dopo averla fatta significa comunque che ha acquisito consapevolezza del proprio corpo. Quando è pronto sul piano fisiologico il passaggio avviene in modo piuttosto semplice, senza grandi sforzi;
desiderio del bambino di diventare grande: talvolta non sono pronti dal punto di vista emotivo nonostante magari lo siano da un punto di vista fisiologico;
quantità: inizia a diradare le volte in cui fa la pipì durante la giornata.

Come si procede?
– si può utilizzare un vasino o un wc a seconda della sensibilità del bambino (paura di cadere nel buco del WC, dello sciacquone): verso i 18 mesi, si può iniziare a farlo sedere anche vestito e invitarlo a far finta di fare la pipì “Come fanno mamma e papà!”. Quando si decide di iniziare, è importante stare vicino lui: non è importante se la fa o no. Quando la fa per la prima volta non dobbiamo esagerare con le lodi avvertendo tutti della novità… altrimenti il bambino capisce che è un tema su cui il genitore è particolarmente sensibile, investe aspettative e può usare questo momento come stratagemma per attirare attenzione o per comunicare una sua difficoltà o disagio;
– si può utilizzare un rialzo da tenere sotto il wc dove può appoggiare i piedi: si sente così più sicuro, più stabile;
– possiamo utilizzare il gioco simbolico: forniamogli un vasino per i suoi pupazzi e invitiamolo a giocare con questi, ma solo sei interessato;
– se il bambino vuole lasciare i suoi bisogni all’interno del WC, glielo possiamo far fare perché per lui è una parte di sè: possiamo lasciarla qualche minuto, evitando di dire che la cacca puzza o fare commenti negativi perché può sentirsi intaccato nella sua autostima o pensare che ciò che lui ha lasciato è una cosa negativa;
– utilizzare la tecnica del sì condizionato: ogni 45 minuti/un’ora, un po’ anche in base all’autonomia di quel bimbo, proporgli di fare la pipì “Forse adesso è il momento di andare in bagno? preferisci andarci da solo, insieme, ti porto in braccio o ti do la mano? ci andiamo correndo o camminando?” Non gli do la scelta se andare on non andare in bagno perché probabilmente la risposta sarebbe no; quindi non gli facciamo la domanda, ma facciamo un’affermazione! Non gli devo chiedere se ci vuole andare, però gli diamo la possibilità di scegliere la condizione. E questa tecnica vale anche per altri momenti della giornata: non “Ci vestiamo?” ma “A che ora ci vestiamo? Ci mettiamo prima la maglia, i pantaloni?”

Cosa non fare:
– assillarlo chiedendogli ogni 10 minuti di andare in bagno;
– evitare di lasciarlo sporco per fargli capire la lezione, non dobbiamo mortificarlo; piuttosto dire “Può capitare a tutti, non c’è problema, andiamo a cambiarci”;
– evitare di parlare in termini negativi della cacca altrimenti può convincersi che le sue produzioni corporee sono negative e orribili e che quindi produce cose brutte, sbagliate; quindi non usare il termine cacca per indicare oggetti disgustosi o sporchi che vorremmo che lui non toccasse;
– tenere presente che pipì e cacca viaggiano su differenti binari: se il bambino fa fatica solo con la cacca non mortifichiamolo ed evitiamo di preoccuparci eccessivamente, dandogli tempo;
– non rimandare lo spannolinamento per nostre comodità se è già pronto per questo passaggio;
– sei il passaggio non è sereno e non avviene in tempi relativamente brevi, non insistere, non irrigidirsi sul non voler tornare indietro perchè rischiamo di scaricare addosso al bambino la nostra frustrazione nel vedere che non riesce. Se ci accorgiamo che forse non era pronto in base alla frequenza e la durata con cui la fa addosso, si può fare un passo indietro e tornare al pannolino dicendo “Forse non è il momento perché vedo che fai ancora tante volte la pipì addosso… rimettiamo il pannolino e quando sarai pronto lo togliamo, non c’è problema” Se inizia a trattenere è un problema;
– se si siede sul WC dicendo di averla fatta ma non è vero, mettiamola sul piano ludico “Ah sì facciamo finta che l’hai fatta, guarda qui”.

Libro consigliato: “Il bambino da zero a tre anni” di Brazelton.